Vivere lo Yoga n. 84 di Dicembre 2018

Vivere lo Yoga n. 84 di Dicembre 2018

Vivere lo Yoga n. 84 di Dicembre 2018-Gennaio 2019, a cura di Nieves Lopez

ELOGIO ALLA PRATICA. L'IMPORTANZA DELLA PRATICA NEL PERCORSO FORMATIVO

Viviamo in un mondo sempre più veloce, e anche i praticanti yoga, allievi presunti o futuri insegnanti e insegnanti vengono trascinati spesso da questa accelerazione nel sempre piu vasto “mercato“ delle formazioni yoga.

Nello yoga di qualità la meta dovrebbe essere il viaggio e non l’arrivo. Invece succubi  di questa accelerazione mi ritrovo sempre più spesso allievi che vogliono più che praticare e godersi il viaggio, arrivare, la meta, cioè insegnare e aggiungerei, ecco, diciamocelo guadagnare.

Dal momento che lo yoga è diventato un nuovo mestiere, il senso di vocazione di una volta passa a un livello secondario, e il primo obiettivo diventa vivere insegnando.

L’allievo pretendente insegnante dovrebbe dedicarsi allo studio, praticare per amore alla pratica, per crescita personale, con la passione di fare ciò che più ama. Dovrebbe diventare un fiore piano piano, attraversando infiniti presenti che lo faranno approdare al futuro che ambisce senza fretta. Essere un fiore significa essere pronto a donarsi. Il fiore non si sposta,  solo accoglie passivamente gli  insetti che giungono a lui, non li cerca.


IL RISULTATO A TUTTI COSTI

Accelerazione è alienazione. Se obiettivo è solo la meta, ovvero diventare insegnante il prima possibile, ora possono realizzarlo, basti pensare ai corsi di formazione che durano due settimane … e non ci aspetta che aspettarci grande improvvisazione, insegnanti che sono, senza generalizzare ovviamente, allievi nei migliori dei casi, con un diploma di insegnante.

Questo articolo è anche dedicato a quella parte di noi, molto razionale che vuole solo sapere, credendo che sapere è un po essere. Allora abbiamo bisogno di manuali, libri, ci riempiamo di pdf e mille informazioni varie. A volte crediamo che sapere è già praticare, questa è la trappola della razionalità. Perdiamo il senso del sapere che sarebbe il mettere in pratica quello che sai. Sappiamo troppo e pratichiamo poco. La formazione non può essere una scorciatoia alla pratica.

 

La pratica regolare è formativa, direi solo la pratica regolare è formativa. Il sapere non è sufficiente. Solo diventa “tuo“ quello che sperimenti, solo puoi trasmettere la tua esperienza. 

LA MATRICE ORIGINALE 

Sarebbe sufficiente fermarsi e domandarsi cosa è lo yoga? Perché faccio yoga?

Se lo yoga è presenza, cioè consapevolezza, consapevolezza del movimento, del corpo, del respiro, del silenzio interiore, dei pensieri ed emozioni … allora lo yoga non può che essere esperienza, qualcosa di vivo, qui e ora.

Praticare è studiare, studiare è praticare, ripetere, integrare, fare tuo l’insegnamento ricevuto. La pratica ha bisogno di tempo per cambiarti dentro, per migliorarti, per farti crescere.

"Disimparare ciò che ci impedisce di imparare. 
Riuscire a scorgere ciò che ci impedisce di vedere. 
Riconoscere ciò che ci impedisce di comprendere. 
Creare le condizioni per essere in grado di imparare ad imparare."  Roberto Potocniak  

 

Nessun manuale o libro può offrire la consapevolezza, la consapevolezza non può essere scritta. Gli approfondimenti sui testi sono necessari ma meglio dopo la pratica, e non prima.  Non si può comprare la consapevolezza, non puoi leggerla…. è pratica, presenza, va fondamentalmente trasmessa da un‘ insegnante (che  ha sua volta ha fatto un percorso formativo) a un allievo che è pronto a riceverla.

Più bravo è l’allievo e più si immergerà nella pratica. Più improvvisato è l‘allievo e più vorrà, sapere, ma non tanto praticare. Migliore sarà il maestro e meno nutrirà la parte intellettuale razionale dell‘allievo.   Più improvvisato sarà il maestro e più fornirà fonti, pdf e libri per colmare il vuoto di consapevolezza. Ogni allievo avrà comunque il maestro che merita e di cui necessita, la stessa cosa vale per gli insegnanti.

Nell‘ antichità non esistevano formazioni yoga, manuali, master, tutto questo appartiene all’era moderna. Originariamente si praticava con il maestro “one to one“, imparando gradualmente dalla esperienza diretta. L’allievo si nutriva, fioriva, cresceva lentamente come un albero insieme al maestro,  e rimaneva con lui fin che il maestro lo benediva,  “Ora sei pronto per insegnare“. L’allievo  sviluppava pazienza, rispetto, tolleranza… diventava maestro di se stesso come conseguenza di un percorso di pratica.  

A volte non c’è un maestro vicino a te a guidare i passi, ma i ricercatori veri seguiranno il suo messaggio in maniera fedele,  trasformandolo in pratica. Il messaggio diventa il maestro, e il messaggio è sempre pratica. Solo la pratica sarà in grado di darvi le risposte, quando sarete pronti.

Per esplicitare meglio il concetto facciamo un’analogia,  potete leggere qualsiasi libro che illustri le tecniche necessarie a dormire serenamente ma per dormire bene, dovrete metterle in pratica.

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